La decisione di Rifondazione Comunista di uscire dalla maggioranza regionale è il risultato della pericolosa crisi democratica che oggi rappresenta uno tra i problemi principali per il futuro della Basilicata. Crisi che pone le sue basi in anni ed anni di gestione poco trasparente della cosa pubblica e delle risorse della comunità, nel connubio tra lobbies economiche e rappresentanza politica, in un affarismo dilagante che sfiora i confini della legalità, nell'entificazione del potere che, in una regione di seicentomila abitanti, si esprime in cinque Asl ed un numero spropositato di enti di sottogoverno, attraverso i quali prolifera il clientelismo ed il controllo dei consensi elettorali. Crisi democratica che trova la sua massima realizzazione nella svendita del patrimonio ambientale alle multinazionali di turno, dalla Total in Val d'Agri, alla Coca Cola che ha acquisito la concessione regionale per lo sfruttamento delle fonti acquifere del Vulture. Beni della Comunità che diventano merce utile ad aumentare i profitti economici di pochi, senza reali incrementi di posti di lavoro e mettendo a rischio l'ecosistema locale.La giunta De Filippo in questi due anni ha espresso al massimo queste tendenze, contornandole con slogan improbabili e folkloristici ( il motto "Basilicata Fast" dice tutto…), senza minimamente intaccare quella condizione di precarietà sistemica che attanaglia la popolazione lucana e soprattutto le nuove generazioni. Precarietà che in Basilicata è fatta di mancanze: mancanza di lavoro, mancanza di prospettive future, mancanza di progettualità, mancanza di momenti aggregativi, di comunità. Tutte mancanze che rafforzano la dipendenza dai propri governanti, e che ribaltano la concezione moderna di cittadinanza, creando sudditi e subordinati.
Mancanze che producono esclusione, emarginazione, disperazione.La Basilicata è tra le prime regioni in Italia per il consumo di droghe pesanti tra i ragazzi, e questo dato è ancora maggiore per quanto riguarda le donne lucane. Questo sta ad indicare quale è realmente la condizione di vita dei giovani nella nostra regione, che va ben oltre l'isola felice dipinta da molti, e come la precarietà diventi distruttiva, come le mancanze generino crisi e fratture sociali. Dovremmo davvero parlare di una questione giovanile che necessita di essere affrontata in modo serio. La giunta regionale ci ha proposto il "Patto con i giovani", una legge che si pone l’obbiettivo di risolvere la complessa questione giovanile valorizzando i “talenti", cioè i giovani laureati, dimenticandosi che la realtà giovanile comprende anche disoccupati, precari, "normali" che non diventeranno talenti perché economicamente non possono permetterselo. Noi Giovani Comuniste e Comunisti siamo per valorizzare il "talento collettivo" quello che può darsi solo in condizioni di democrazia e uguaglianza. Per questo crediamo che questo così tanto pubblicizzato patto altro non sia che uno specchietto per le allodole, inutile per i tanti che, invece, avrebbero bisogno di leggi più incisive e realmente risolutive per esprimere e valorizzare il proprio potenziale.
Assenza di democrazia, interessi personalistici, legami tra affari e politica, impegni presi e dimenticati, beni comuni svenduti al migliore offerente.
In questo contesto generale Rifondazione Comunista ha cercato di stare nella maggioranza regionale con la sua specificità, esprimendo un modo altro di intendere la politica, le relazioni sociali, l’organizzazione della comunità. La nostra presenza è sempre stata vista come un peso e non come un valore aggiunto per la coalizione.
La finanziaria regionale è stata l'ultimo atto di esclusione del PRC dalle scelte politiche della maggioranza di centro-sinistra. Tra le tante bocciature (vedi il tentativo di riforma degli enti, la modifica della legge regionale che regolamenta la concessione dello sfruttamento delle risorse idriche, l’abolizione dei ticket ospedalieri..) spicca l’unanime voto contrario all’emendamento proposto da Rifondazione per evitare la parificazione tra scuole pubbliche e private con il risultato che alle scuole paritarie andranno ingenti finanziamenti (1.300.000 € in tre anni) mentre le scuole pubbliche perdureranno in stato agonizzante.
Una politica di questo stampo oggettivamente non ci appartiene.
Oggi, dopo due anni il governo lucano ha abbandonato il percorso intrapreso con la creazione dell’Unione, nato per cercare di rappresentare davvero un’alternativa forte e credibile al berlusconismo e alle logiche neo-liberiste. L’Unione in Basilicata non c’è. Senza alcun dramma ne abbiamo preso atto e abbiamo agito di conseguenza.
I coordinatori dei Giovani Comunisti
Mira De Lucia
Ascanio Donadio
Mira De Lucia
Ascanio Donadio