LIBERATO RAHMATULLAH


La notizia della liberazione di Rahmatullah Hanefi, collaboratore di Emergency in Afghanistan, ci riempie di gioia. Rahmatullah era stato arrestato dal governo afgano con l’accusa di essere un fiancheggiatore dei talebani, subito dopo il trambusto in seguito alla liberazione di Daniele Mastrogiacomo, giornalista di Repubblica, avvenuta in cambio di alcuni prigionieri tra cui il fratello del mullah Dadullah, capo talebano.
Rahmatullah ha rischiato di diventare il capro espiatorio delle controversie tra chi come l’amministrazione americana imponeva la tolleranza zero e quindi il divieto assoluto di trattare con i talebani, e chi, invece, ha cercato di mediare per salvare la vita di un proprio connazionale.
Il governo italiano, dopo aver brillantemente condotto la trattativa per la liberazione di Mastrogiacomo, ben poco ha fatto per Rahmatullah, lasciando Emergency in uno stato di isolamento ed abbandono, in un momento in cui l’organizzazione umanitaria italiana era sottoposta ad un duro attacco da parte del governo di Kabul, motivo per cui hanno dovuto abbandonare l’Afghanistan.
Troviamo assurdo che, ancora una volta, delle vite umane possano essere considerate pedine da utilizzare nel grande e terribile gioco della guerra globale e permanente.
Soltanto il movimento pacifista ha riempito le piazze di manifestazioni ed iniziative di solidarietà per la liberazione di rahmatullah, anche a Potenza, dimostrando come sia ancora forte il sentimento antimilitarista e l’attaccamento ad Emergency, tra le poche realtà che possono definirsi Costruttori di pace. Per questo motivo sentiamo di solidarizzare ancora con Gino Strada ed i suoi collaboratori, coscienti che è grazie soprattutto al loro coraggio e al loro lavoro quotidiano che tante vite umane ogni giorno vengono sottratte alle assurde logiche della guerra, e grazie a loro che le vittime delle mine anti-uomo tornano ad avere una vita dignitosa, che nei teatri di guerra uomini e donne, e soprattutto bambini, ritrovano la speranza di andare avanti..
In un contesto assai difficile per le popolazioni del Medio Oriente, dalle guerre in Iraq e in Afghanistan alla ormai purtroppo imminente guerra civile in Palestina, sentiamo ancora una volta il dovere di rilanciare il tema del dialogo e della non violenza come uniche possibilità di risoluzione dei conflitti, come i soli strumenti a disposizione per costruire un percorso di pace.

Per il coordinamento dei Giovani Comunisti
Mira De Lucia
Ascanio Donadio