Il silenzio di Brienza




“ Il quotidiano della Basilicata” di domenica 21 ottobre 2007



Il Silenzio di Brienza

di Francesco Altavista

---Una cittadina come tante altre, Brienza, distesa tra le montagne , ad occhi chiusi , stanca ed appassita, perché vede morire uno dei propri figli a 24 anni. Si può morire in tanti modi, ma perché strappare un libro che non si è finito di leggere , chiudere una storia che ancora si deve scrivere, gridare solo quando non si ha più voce , abbandonare la vita per uno stupido gesto di ribellione caratterizzato dal conformismo della droga. Francesco è morto, ma Brienza è stanca di combattere, tra qualche giorno tutto sarà dimenticato, le lacrime saranno asciugate dal soverchiante sole, la rabbia scomparirà tra il fumo di una canna e un bicchiere di prosecco. Il piccolo dramma è già finito , Francesco ha lasciato il palcoscenico uscendo dalla porta principale, è morto un altro drogato e in tanti ringraziano il cielo perché in questa terribile roulette non è toccato ai propri figli e si può continuare a far finta di non vedere. Di non vedere bambini 12-13 anni già integerrimi partigiani di uno strumento di morte, che uccide ogni giorno parte dell’anima e predatore , in un attimo silente di un sussulto di speranza, della vita. In espressione estrema di” borghesismi” e di spiccato perbenismo , la cittadinanza si indigna , ma rassegnata abbassa gli occhi come se fosse una fine già scritta. L’unica consolazione è cercare un colpevole che fantasticamente esiste in una sostanza senza anima, ma in realtà siamo tutti responsabili perché tutti potevamo fare qualcosa, è caduta un’altra mela acerba da un albero ormai secco. Poco importa un grande cuore , una spiccata intelligenza e un’introvabile sensibilità, tra frasi di circostanza e riferimenti ad una mafia lontana che però guarda celata dietro l’angolo, si spegne un’altra fiamma e credendo di nascondere una puzza insopportabile di un mondo chiuso, tanti fiori e mille colori ad ornare strade e parole sporche di sangue. Povera Brienza che si attacca a piccoli litigi e in cuor suo invidia Francesco , perché è riuscito a lasciare una strada di passività cronica, in modo anonimo. Poche righe scritte , su un giornale, in un istante di conforme perbenismo, per vestire di belle parole una volontà repressa di dire basta ma in realtà solo un modo per dire “ A presto Francì ”.