LETTERA APERTA DEI GIOVANI COMUNISTI
Come portavoce dei Giovani Comunisti abbiamo il dovere di fare una rettifica riguardo l'adesione del circolo GC “ Carlo Giuliani” alla manifestazione fatta a San Fele sul nascituro Parco del Vulture. I Giovani Comunisti e le Giovani Comuniste di San Fele hanno creduto, rimarcando una forma legittima di autonomia, di partecipare alla manifestazione per evidenziare l'assenza di un percorso partecipato nella scelta dell'amministrazione comunale di entrare nell'area interessata alla costituzione del Parco. Una questione di metodo e di costruzione di consenso magari non condivisibile ma che non ha niente a che fare con i tentativi più o meno strumentali che alcuni soggetti locali stanno “escogitando” contro il Parco del Vulture. Anzi, non è minimamente stata messa in discussione la necessità di un'area di tutela ambientale, e non c'è nessuna discrepanza con l'idea di salvaguardia dei beni comuni che, come partito e come pezzo di una soggettività di sinistra più vasta, consideriamo di importanza strategica per il destino della nostra regione.
L'attuale fase storica e politica che stiamo affrontando ci pone davanti ad un bivio fondamentale: decidere se la Basilicata debba uscire definitivamente dalla storia per entrare nel mercato oppure rimettere a valore la centralità del nostro territorio come possibilità concreta di sviluppo sociale, economico e soprattutto culturale. Crediamo sia necessario invertire la tendenza che la nostra casta politica ha determinato in questa regione. La campagna elettorale delle scorse elezioni regionali era stata caratterizzata da gigantografie affisse in ogni paese in cui la faccia di De Filippo era accompagnata da slogan tipo “Basilicata Fast”, o peggio ancora “ Basilicata sexy”, più consoni a pubblicità di rivenditori di automobili usate o di negozietti di intimo che ad un'alleanza politica che si preparava a governare la regione. Ma il messaggio era chiaro. L'idea, cioè, di una Basilicata che si offre al migliore offerente, che il territorio, le bellezze naturali, le risorse pubbliche siano merce da scambiare in cambio di proventi irrisori e di martellanti spot televisivi ( che, peraltro, non dicono nemmeno che il Vulture è in Basilicata... forse perchè troppo fiduciosi delle conoscenze geografiche che gli italiani hanno ottenuto grazie alle tante riforme sulla scuola...). Il tentativo, neanche nascosto, di trasformare la regione in terra franca dove poter soddisfare gli interessi di grandi colossi economici mondiali . Come, ad esempio, la Coca Cola che ha acquisito la concessione per lo sfruttamento delle fonti del Vulture, grazie ad un provvedimento votato alla fine della passata consiliatura che prevedeva il passaggio delle concessioni delle fonti tra privati, escludendo, di fatto, l'intervento ed il controllo della politica. Il risultato, oggi, è che non sappiamo quanta acqua in più venga sfruttata. L'unica novità è che a Rionero, per due settimane, di notte, è mancata l'acqua. Forse l'aumento dei prelievi c'entra qualcosa, aldilà delle giustificazioni ufficiali raccontate da Acquedotto Lucano.
Ma un altro temporale è pronto a scatenarsi. La Shell ed altre multinazionali petrolifere puntano ad appropriarsi di tutto il petrolio lucano attraverso l'accaparramento di una area che riguarda il 60% del nostro territorio. Anche questa volta con il bene placito della giunta regionale. Sarebbe la più grande operazione di estrazione petrolifera in Italia, un'intera regione trivellata. Lo scenario possiamo immaginarlo tutti, basti vedere come oggi appare la zona della Val d'Agri già soggetta ad estrazione. Interi paesaggi sconvolti, zone agricole dismesse, vigneti messi in vendita perchè nessuno ha intenzione di comperare l'uva cresciuta vicino ai pozzi petroliferi, inquinamento, fumi tossici che mettono in serio pericolo la vita degli abitanti. Le Royalties non hanno per nulla migliorato la vita dei lucani che continuano ad emigrare verso i nord del mondo. Il rapporto Svimez 2007 ( Sviluppo del Mezzogiorno) ci dice che ogni anno duemila persone abbandonano la Basilicata in cerca di migliori prospettive.
Crediamo che bisogna ribaltare questo contesto. Sciogliere il legame perverso tra la politica e gli affari, il vero punto cruciale che permette il proliferare di illegalità diffuse ed associazioni criminali. Problemi, questi, che fino ad ora sembravano non appartenerci e , che oggi sono usciti allo scoperto, sfatando il mito della Basilicata come “ Isola felice ” del Mezzogiorno. Problemi che abbiamo il compito di risolvere attraverso un'antimafia sociale che metta in risalto le contraddizioni interne a questo sistema proprio a partire dalla difesa dei Beni Comuni, dalla valorizzazione e dalla tutela del nostro territorio.
In questa ottica che crediamo che anche la creazione di Parchi Naturali possano servire da ancore per salvare la Basilicata da questa spirale pericolosa, coscienti però che ogni percorso politico deve essere fondato su operazioni di trasparenza e soprattutto deve essere accompagnato da momenti di discussione e di partecipazione democratica, poiché è solo attraverso una presa di coscienza collettiva che possiamo produrre un cambiamento reale per questa nostra regione.