Il presidente della Giunta regionale Vito De Filippo è inciampato, per l’ennesima volta, sulla questione dei giovani in Basilicata. Il palcoscenico della sua rappresentazione farsesca è stato lo scorso consiglio regionale (25 settembre) in cui, bisogna dargli merito, ha dato prova di notevoli capacità di improvvisazione degne dei migliori rappresentanti della Commedia dell’Arte rinascimentale. Infatti, si è cimentato nell’arduo compito di trovare una giustificazione ( francamente non troppo riuscita…) alle scellerate politiche che il governo regionale ha prodotto per quanto riguarda la crisi del tessuto industriale lucano, e, di riflesso, sul tema dell’emigrazione giovanile dalla nostra regione, che oggi è addirittura superiore rispetto ai periodi bui degli anni ’60 (rapporto SVIMEZ).
Ha affermato che il problema dei giovani in Basilicata, costretti ad abbandonare la propria regione verso i tanti nord del mondo, è solo un tassello da inserirsi in un contesto più complesso, dove le migrazioni ( soprattutto dei cosiddetti “iperscolarizzati” ) caratterizzano l’intera società globalizzata. Cosa in parte vera, ma a dirlo è il Presidente della Giunta Regionale che di fronte a ciò sembra dichiararsi impotente. Il fatto paradossale è che la massima espressione della politica regionale dichiari impotente la politica stessa e ridimensioni il suo ruolo a semplice contabile degli interessi privati. Lo stesso che, anche sui giovani, aveva improntato la sua campagna elettorale, e che all’oggi è riuscito soltanto a presentare proclami e provvedimenti propagandistici ( parliamo, chiaramente, del Patto con i Giovani) senza affrontare i reali problemi che noi giovani viviamo tutti i giorni in questa regione. Infatti il presidente, durante la sua brillante recita si è dimenticato di dire che un quarto delle famiglie lucane vive al di sotto della soglia di povertà e 27000 sono i giovani disoccupati (36%). Inoltre l’occupazione stabile è in netto calo e i pochi stabilimenti industriali presenti in regione sono quasi tutti perennemente in crisi.
Ma non sono solo i numeri a parlare. L’assenza di misure contro la povertà e di scelte utili a garantire miglioramenti di vita è sotto gli occhi di tutti, basta parlare nei bar, nelle piazze, davanti al palazzo della regione, che quasi sempre è affollato di manifestanti, nei pochi luoghi di incontro e di relazione che abbiamo a disposizione, per sentire solo insoddisfazione e critiche. Le stesse che poi alimentano un sentimento di opposizione contro tutto ciò che riguarda la politica.
Nulla fino ad ora di concreto è stato fatto. Ed i soldi non mancano, anzi la Basilicata godrà di centinaia di milioni di euro finanziati dall’UE per il periodo 2007-2013. Ci chiediamo come verranno spesi quei soldi, quali saranno gli imprenditori di turno ad essere finanziati con soldi pubblici e che dopo qualche anno dislocheranno le proprie aziende, e quali delle tante piccole silicon valley verranno realizzate e che, invece, si riveleranno l’ennesima beffa ( la val Basento o l’ENI in Val D’Agri sono esempi sufficienti).
Crediamo che il consenso di questa nostra classe dirigente si fondi proprio sul controllo e sull’elargizione dei fondi pubblici, e che sia incapace di progettare un piano a lungo termine in grado di rilanciare le sorti della nostra regione. Anzi, che pur di soddisfare gli interessi dei poteri forti, è pronta ad offrire il 60% del nostro territorio, dei nostri paesaggi, dei nostri paesi alle multinazionali petrolifere, tutto questo a scapito della vita stessa degli abitanti.
Chiediamo con forza un modo diverso di intendere la politica e il territorio. Una politica che deve partire dal basso, dalla valorizzazione dell’ambiente e dei beni comuni, dalla tutela dei diritti e della dignità comune, contro tutte le forme di precarietà.
Un modo nuovo di fare società che deve riguardare l’intero Mezzogiorno in cui si fa sempre più stretto il legame tra gestione della politica ed affari, in cui l’amministrazione della giustizia viene ingabbiata e ostacolata quando cerca di entrare nelle maglie del potere costituito ed in cui il malaffare diventa quasi un fattore endemico e strutturale. Ripartire dal Mezzogiorno e dalla Basilicata per riproporre nuovamente al centro dell’agenda politica la questione morale e lo sviluppo di un’antimafia sociale.
Questi sono i temi che porteremo alla manifestazione nazionale a Roma il 20 ottobre prossimo.
Per concludere, De Filippo ha affermato che non può costringere a restare in Basilicata i giovani che vogliono migrare in Patagonia attratti dalla flora del posto. A questo proposito chiediamo al popolo della Patagonia se ha intenzione di accogliere oltre ai ragazzi anche il loro presidente. Neanche noi possiamo costringerlo ad andare, ma crediamo che sarebbe una esperienza interessante e formativa anche per lui.
Ha affermato che il problema dei giovani in Basilicata, costretti ad abbandonare la propria regione verso i tanti nord del mondo, è solo un tassello da inserirsi in un contesto più complesso, dove le migrazioni ( soprattutto dei cosiddetti “iperscolarizzati” ) caratterizzano l’intera società globalizzata. Cosa in parte vera, ma a dirlo è il Presidente della Giunta Regionale che di fronte a ciò sembra dichiararsi impotente. Il fatto paradossale è che la massima espressione della politica regionale dichiari impotente la politica stessa e ridimensioni il suo ruolo a semplice contabile degli interessi privati. Lo stesso che, anche sui giovani, aveva improntato la sua campagna elettorale, e che all’oggi è riuscito soltanto a presentare proclami e provvedimenti propagandistici ( parliamo, chiaramente, del Patto con i Giovani) senza affrontare i reali problemi che noi giovani viviamo tutti i giorni in questa regione. Infatti il presidente, durante la sua brillante recita si è dimenticato di dire che un quarto delle famiglie lucane vive al di sotto della soglia di povertà e 27000 sono i giovani disoccupati (36%). Inoltre l’occupazione stabile è in netto calo e i pochi stabilimenti industriali presenti in regione sono quasi tutti perennemente in crisi.
Ma non sono solo i numeri a parlare. L’assenza di misure contro la povertà e di scelte utili a garantire miglioramenti di vita è sotto gli occhi di tutti, basta parlare nei bar, nelle piazze, davanti al palazzo della regione, che quasi sempre è affollato di manifestanti, nei pochi luoghi di incontro e di relazione che abbiamo a disposizione, per sentire solo insoddisfazione e critiche. Le stesse che poi alimentano un sentimento di opposizione contro tutto ciò che riguarda la politica.
Nulla fino ad ora di concreto è stato fatto. Ed i soldi non mancano, anzi la Basilicata godrà di centinaia di milioni di euro finanziati dall’UE per il periodo 2007-2013. Ci chiediamo come verranno spesi quei soldi, quali saranno gli imprenditori di turno ad essere finanziati con soldi pubblici e che dopo qualche anno dislocheranno le proprie aziende, e quali delle tante piccole silicon valley verranno realizzate e che, invece, si riveleranno l’ennesima beffa ( la val Basento o l’ENI in Val D’Agri sono esempi sufficienti).
Crediamo che il consenso di questa nostra classe dirigente si fondi proprio sul controllo e sull’elargizione dei fondi pubblici, e che sia incapace di progettare un piano a lungo termine in grado di rilanciare le sorti della nostra regione. Anzi, che pur di soddisfare gli interessi dei poteri forti, è pronta ad offrire il 60% del nostro territorio, dei nostri paesaggi, dei nostri paesi alle multinazionali petrolifere, tutto questo a scapito della vita stessa degli abitanti.
Chiediamo con forza un modo diverso di intendere la politica e il territorio. Una politica che deve partire dal basso, dalla valorizzazione dell’ambiente e dei beni comuni, dalla tutela dei diritti e della dignità comune, contro tutte le forme di precarietà.
Un modo nuovo di fare società che deve riguardare l’intero Mezzogiorno in cui si fa sempre più stretto il legame tra gestione della politica ed affari, in cui l’amministrazione della giustizia viene ingabbiata e ostacolata quando cerca di entrare nelle maglie del potere costituito ed in cui il malaffare diventa quasi un fattore endemico e strutturale. Ripartire dal Mezzogiorno e dalla Basilicata per riproporre nuovamente al centro dell’agenda politica la questione morale e lo sviluppo di un’antimafia sociale.
Questi sono i temi che porteremo alla manifestazione nazionale a Roma il 20 ottobre prossimo.
Per concludere, De Filippo ha affermato che non può costringere a restare in Basilicata i giovani che vogliono migrare in Patagonia attratti dalla flora del posto. A questo proposito chiediamo al popolo della Patagonia se ha intenzione di accogliere oltre ai ragazzi anche il loro presidente. Neanche noi possiamo costringerlo ad andare, ma crediamo che sarebbe una esperienza interessante e formativa anche per lui.